Come ormai da tradizione, iniziamo l’anno con una serata dedicata al Giorno della Memoria, con la presenza di Gadi Schonheit, consigliere nazionale dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Suo padre, Franco Schoenheit, è stato uno dei pochi ebrei di Ferrara sopravvissuti alla Shoah.
«Tutto ciò che l’uomo ha imparato dalla storia, è che dalla storia l’uomo non ha imparato niente»
Di fronte alle numerose guerre, al numero enorme di civili coinvolti sui diversi fronti, non solo europei, parrebbe che “fare memoria” sia un’operazione inutile.
Eppure, Hitler pensava che «…tutto quanto i russi, gli ucraini, i kirghisi potessero imparare a scuola (non foss’altro che a leggere e a scrivere) finirebbe per volgersi contro di noi. Un cervello illuminato da alcune nozioni di storia giungerebbe a concepire idee politiche, e questo non andrebbe mai a nostro vantaggio. Meglio installare un altoparlante in ogni villaggio: dare alcune notizie alla popolazione, e soprattutto distrarla»
La Shoah, come afferma Gabriele Nissim di Gariwo, diventa una “lente di ingrandimento” attraverso cui riconoscere tutte le “tappe” del treno del male.
Perchè un genocidio non arriva di colpo, ma è preparato da mille distinguo, limitazioni, sberleffi, esclusioni, che si radicano nell’opinione pubblica, in quell’area grigia di conformismo che ha partorito le vicende più nere dell’umanità. Nel cuore di un’Europa che si sentiva colta e progredita.